Non è difficile trovare post chiedendo informazione su come funzionano le “vacazioni”, ovvero, le unità di misura dei tribunali per il pagamento dei CTU senza ordine professionale. 

Non è tanto una questione di disinformazione, ma di vero e proprio stupore. Perché pagare un professionista su una base “bioraria” è una trovata senza troppe basi logiche. 

Ma pagare un professionista in base a una legge del 1980 la cui unica modifica è stata in 2002 per convertire gli importi dalla lira all’euro è penoso a dir poco, soprattutto se il calcolo è questo: 

  • 1ª vacazione = € 14,68 lordi. Ovvero € 7,34 lordi l’ora.
  • Dalla 2ª vacacione = € 8,15 lordi. Ovvero € 4,075 lordi l’ora. 
  • Ci sono casi che prevedono il radoppio dell’importo, o aumenti tra il 20% e il 50% su un importo inizialmente imbarazzante. 

Da non dimenticare i tempi di pagamento delle Pubbliche Amministrazioni. Dunque, tanti colleghi ci neghiamo a lavorare per i tribunali a queste condizioni, creando una situazione molto scomoda e ingiusta perché l’asistenza linguistica è un diritto con conseguenze non indifferenti se non rispettato. Per mancato rispetto intendo anche gli errori del traduttore o dell’interprete e la relativa responsabilità penale. Tutto questo per un importo che non permetterebbe contrattare una polizza di responsabilità professionale. 

Per non parlare degli errori che portano a firmare dichiarazioni mai pronunciate.

Tutto con carichi di lavoro a volte oltre le capacità umane, che costringono a lavorare anche oltre 8 ore al giorno senza essere pagati per quel tempo extra, perché la normativa prevede un massimo di 4 vacazioni al giorno. I termini di consegna spesso inamovibili perché processuali, e lo stress di subire uno sconto forzato sugli importi iniziali per mancata consegna entro i termini stabiliti nel verbale di assegnazione rendono la vita di questi professionisti davvero dura.

Uno dei casi passato quasi in un secondo piano è stata la notizia dell’interprete inglese<>italiano per un’udienza nel processo PFAS. Davanti una class action i collettivi hanno dovuto vedere come lo Stato rimandava ancora le loro richieste. Tutto perché una legge del 1980 non permette assegnare l’incarico a professionisti qualificati che devono pagare tasse, utenze, formazione…

Un disastro per i cittadini su qualsiasi piatto della bilancia giudiziaria si trovino, insomma.

×